- Autori: Peiffer
- Scuola: Lycée Victor Hugo, Paris
- Film: Primadonna, Marta Savina
Recensione del film “Primadonna” o la donna universale.
Primadonna è la storia di una Sicilia del 1965, ma potrebbe essere anche la storia di una Sicilia, di un’Italia, di un mondo attuali. Primadonna è la storia della prima donna che dirà di no. Franca Viola, la prima donna che darà voce a tutte quelle che non l’hanno mai avuta.
Primadonna è, prima di tutto, la storia di Lia, questa ragazzina che fu vittima di uno stupro, di un rapimento, e obbligata a sposare il suo violentatore, secondo la “norma” del “matrimonio riparatore”. Ma Lia dice di no, rifiuta di essere una fra tutte le altre, rifiuta di conformarsi ad una società che non capisce, al peso delle voci, quelle del paesino, quelle della chiesa, quelle della giustizia. Al potere di queste voci che l’obbligano ad accettare un destino che non ha scelto, con un uomo violento e dominatore.
Ma come opporsi alla voce sempre più alta di una società fatta dagli uomini, per gli uomini?
Primadonna è la storia della liberazione di una voce che non è ascoltata: “Devi parlare, Lia”, dice il padre. “Devi parlare, Lia”, perche il destino di noi, migliaia di donne del ventunesimo secolo è fra le tue labbra. Devi mostrare che non è normale quello che ti è accaduto. Forse domani dovrai abbandonare tutto quello che hai conosciuto da sempre, forse domani rimpiangerai la tua vita di prima, e ti pentirai del tuo “no”. Ma in un domani più lontano, nel 1981 precisamente, quello che ti è accaduto, ed è accaduto a milioni di donne prima e dopo di te, diventerà un crimine e sarà punito dalla giustizia italiana. Primadonna è la storia di un “no” che attraversa i luoghi e le epoche, un “no” universale. Lia, o Franca Viola, ha, senza forse saperlo, cambiato il destino di noi donne.
Se oggi mi permetto di scrivere sul film, denunciando il matrimonio riparatore, se i miei compagni di classe si indignano davanti alle reazioni sprezzanti della chiesa e della giustizia, e se Marta Savina ha potuto girare questo film, vuol dire che, in qualche modo, Franca Viola ha vinto.
Abbiamo tutte vinto una battaglia, ma non abbiamo vinto la guerra.
Perché, se oggi, in India, delle donne minorenni vengono fatte sposare a degli uomini che hanno quattro volte la loro età, e spesso senza il loro consenso, vuol dire che la guerra non è finita e che Lia dovrà continuare a dire: No!