Victor Hugo, Paris

  • Autori: Colosimo
  • Scuola: Lycée Victor Hugo, Paris
  • Film: Io Capitano, Matteo Garrone

Il film “Io Capitano” racconta le avventure di due sedicenni, Seydou e Moussa, che lasciano la loro città, Dakar, per raggiungere l’Europa. Il loro viaggio, attraverso il Mali, il Niger, la Libia e infine nel Mediterraneo, si rivela molto più pericoloso e lungo del previsto. Partiti con il sogno del successo, i due ragazzi si rendono conto che la realtà è tutt’altro, in un susseguirsi di disillusioni fino alla gioia finale alla vista della costa italiana, che lo spettatore sa bene essere l’ennesima chimera. Il film non lascia indifferenti. Denuncia, infatti, ciò che avviene anche mentre stiamo scrivendo questa recensione per il Premio Palatine: uomini e donne, migrando, devono attraversare difficoltà e atrocità. I protagonisti del film hanno sedici anni, come noi. Potremmo essere al posto loro.

Questo film ci è piaciuto molto, benché sia stato difficile assistere impotenti alla crudeltà, ingiustizia e violenza che subiscono i protagonisti. I momenti onirici che dovrebbero aiutarli a superare i passaggi più faticosi ci hanno sorpreso. Si tratta di una storia ispirata a fatti reali, ma il regista ha voluto addolcirli, forse per renderli più sopportabili anche per lo spettatore. Per di più, le immagini non rappresentano perfettamente la realtà, il regista dichiara di aver scelto di nascondere momenti ancora più drammatici.

Le immagini sono sempre magnifiche ed emerge chiaramente il loro essere state “teatralizzate” e abbellite per allontanarle dall’idea di documentario. Le questioni migratorie sono all’ordine del giorno e sempre attuali, ma “Io Capitano” ci ha messo davanti agli occhi un aspetto che non è quello di cui si parla di più: è una realtà da tenere presente quando sappiamo come reagiscono i diversi paesi all’entrata dei migranti. In quanto giovani in piena formazione della mente e dei propri valori, questo film ci modella per il futuro e per quando diventeremo adulti responsabili.

Tuttavia, uscendo dalla sala si avverte un forte sentimento di impotenza. In effetti, con i nostri freschi sedici anni, cosa possiamo fare? Com’è possibile che delle persone debbano soffrire così per arrivare dove viviamo noi, mentre a noi, in questi luoghi, è bastato nascere?
Durante l’incontro con il regista, Matteo Garrone ci ha detto che tanti giovani condividono questo pensiero, il che è rassicurante.

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