Vilgénis, Massy

  • Autori: Eve Chalmet
  • Scuola: Lycée Parc de Vilgénis, Massy
  • Film: Io Capitano, Matteo Garrone

Io Capitano segue un adolescente di 16 anni, Seydou, appassionato di musica, che decide di lasciare il suo quartiere di Dakar, con suo cugino Moussa, per la promessa di una vita migliore in Europa. Purtroppo, poco dopo la loro partenza, i due focosi giovani si troveranno ad affrontare l’inferno della migrazione e il loro viaggio da sogno si trasformerà in una ricerca di sopravvivenza.

Io capitano è un film che mi ha toccato enormemente per la storia che racconta. Ho provato tristezza, rabbia e profondo dolore per quello che stanno attraversando i personaggi. Certe immagini sono rimaste impresse nella mia memoria e non riesco più a dimenticarle. Quando penso al film, riesco a provare nuove emozioni che ho provato mentre lo guardavo. Secondo me è raro trovare film che abbiano un tale impatto su di noi, è incredibile.

Questo film mi ha toccato tantissimo perché il messaggio trasmesso è potente e reale, dopo aver visto Io capitano, usciamo dalla sala sopraffatti e ci poniamo domande sulla vita. Inoltre, ci affezioniamo rapidamente ai personaggi grazie alla loro personalità e ai loro sentimenti che sembrano molto umani. Quindi, quando soffrono, simpatizziamo per loro perché ci diciamo che questo accade alle persone reali. Questo è ciò che è forte in questo film, la storia raccontata sta attualmente accadendo nel mondo reale.

Oltre al potente messaggio che Io capitano trasmette, altri tre aspetti, che secondo me sono i criteri più importanti in un film, ci fanno apprezzare il lungometraggio: la trama, le immagini e la colonna sonora.

Lo scenario è molto ben costruito, la suspense è costantemente presente: la paura che Seydou e Moussa non ce la facciano e non riescano a portare a termine il loro viaggio. Si capiscono facilmente le problematiche, le difficoltà ed i sentimenti dei personaggi. Le scene si susseguono in modo comprensibile e non c’è alcun momento di durata. Lo scenario ci tiene fino all’ultima scena e speriamo che Seydou e Moussa ci riescano. Solo alla fine capiamo il titolo del film, che poi dimentichiamo durante la visione.

Le immagini sono elaborate, i colori e i contrasti sono usati molto bene. Il film ci offre inquadrature cinematografiche, visivamente magnifiche. I colori accesi degli abiti delle donne africane, il giallo intenso della sabbia quando camminano nel deserto sotto il sole battente o ancora il rosso sangue di Seydou che risalta nel buio, stanza dove viene rinchiuso dopo essere stato arrestato dai trafficanti. Immagini molto visive che rimangono nella mia memoria. La colonna sonora del film accompagna perfettamente le immagini, che ci immergono in un’atmosfera specifica del film. Io capitano mi ha portato in viaggio grazie alle immagini esotiche di paesi che non conoscevo e alla cultura musicale che accompagnava il paesaggio. Tutto combaciava e sembrava naturale.

La forza di questo film è il contrasto tra la bellezza delle immagini, l’umanità, la passione e i sogni di Seydou e la dolorosa realtà che ci cade addosso quando scopriamo gli orrori che i migranti sperimentano in questo magnifico paese e nei suoi personaggi sensibili vengono mostrati distrutti dalle atrocità della migrazione. Alcuni criticano Garonne per aver dato un’immagine troppo felice dei paesi attraversati dai migranti, ma secondo me è questo contrasto tra la bellezza del mondo e l’orrore tra gli esseri umani a rendere il film ancora più notevole. Perché la realtà è che la sofferenza umana non distrugge in alcun modo la bellezza del mondo.

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